ANFORAH 
Rassegna di poesia, pittura,
letteratura e altro 
"L'immagine della poesia è la poesia dell'immagine"
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Città d'argilla

Un silenzio assordante

Città d'argilla
È attraverso città del mito e della storia, come Palmira, Samarcanda, Petra, e altre culle di civiltà millenarie, Orienti complementari e magari fondanti del nostro Occidente, che si snoda il viaggio letterario di Fedele Boffoli, barese, 1964, pittore e poeta e Walter Curini, insegnante di filosofia e poeta, nato a Teramo nel 1952.
I due autori, forse anche sulla spinta del loro approdo a Trieste, porta levantino-balcanica, in cui oggi risiedono e lavorano, hanno voluto con questa iniziativa, come dice lo stesso Boffoli, "riscoprire il senso di una memoria universale intatta e inalterata dallo scorrere del tempo".
In questo vagabondaggio sulla carta essi si sono confrontati sia con paesaggi di intensa bellezza, che potrebbero interessare riviste di viaggi e d'archeologia, sia con una dimensione storica e filosofico-religiosa in linea con la valorizzazione di luoghi e culture dell'antichità, che l'Unesco da decenni porta avanti.
E' nata così Città d'argilla, una raccolta di liriche altamente suggestive, una scelta delle quali confluirà fra breve in una pubblicazione intitolata Il Resto, alla cui realizzazione oltre a Boffoli e Curini parteciperanno anche il poeta Franco Naglein e gli illustratori Francesco Mignacca e Grazia Semeraro.

Tanto le poesie di Boffoli quanto quelle di Curini sono caratterizzate dall'essenzialità di versi brevi, capaci di ricreare atmosfere fatte di colori vibranti, come il rosso della sabbia del deserto, il verde e il giallo delle moschee, l'occhio di lapislazzuli di Ebla città-regina, nonché di pause forti, insistite, atte ad evocare il silenzio di un mondo lontano dai frastuoni dell'Occidente.
In questa dimensione lirica, colpisce specialmente l'assenza delle voci degli uomini, del frastuono dei suk orientali, sacrificati per potenziare l'eternità silente di una grandezza passata eppure portatrice di un universale-umano tuttora vivo. Ma in questo spazio poetico comune, i due autori trovano linguaggi spiccatamente personali.
Su serie di apposizioni, volte a definire sempre meglio gli oggetti evocati, quasi imprigionandoli in cerchi via via sempre più ristretti, sono giocate, molte delle poesie di Boffoli. Emblematico da questo punto di vista è l'esempio di Gerusalemme: alfa e omega / luogo di manifestazione / e di carità terrena // asse di tempo e materia // sudario di pietà e credi.
Ma anche anafore e ripetizioni sono costanti dell'arte di questo poeta, tanto che vien da pensare ai mantra della tradizione orientale di meditazione trascendentale. Del resto, qui, frequenti sono anche i riferimenti non solo a contenuti filosofici, ma pure a mondi misterici ed ermetici.
In Curini, il lessico semplice è reso intenso da chiasmi frequenti (ad esempio: Non vedo le case / di paglia e fango / e né di mattoni / sono più le mura in Arghilas), da enjambements che frangono il ritmo dei brevi versi (come: Destata dal vento / caldo del Sahara di Chinguetti) e da frequenti inversioni (ad esempio: ad essa venne / il veneziano in Samarcanda), mentre il suono morbido trova accenti più incisivi per la presenza di parole sdrucciole sapientemente disseminate tra le molte piane.

Se dunque la lingua poetica dei due autori è così personalizzata, in parte diversificato è il rapporto instaurato con le città.
Per Boffoli prevale la ricerca di un dialogo tra il poeta-pellegrino e la realtà visitata (si veda a questo proposito il vocativo con cui iniziano Palmira e Amida), mentre in Curini domina una dimensione più descrittiva, in cui dei luoghi è sottolineata l'assenza di voci e quindi di risposta (di nuovo indago / luoghi metafisici in Arghilas).
Entrambi gli artisti, però, nel misurarsi con queste città mute (quasi permeate dai silenzi vuoti delle piazze dechirichiane, se non fosse per il fatto che da queste, a differenza di quelle del pittore, un messaggio di speranza perviene) si pongono come novelli Omeri foscoliani, capaci di interrogare resti di culture antiche per farli rivivere e far riascoltare il loro silenzio assordante, perché fondante di civiltà.

Roberta Facchini

Le opere

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Arghilas

Chinguetti

Leptis Magna

Gerusalemme

La città perduta

In - Ebla

Palmira

Amida

Zarathustra

Samarcanda

Giuliano Comelli

Le poesie di Boffoli e Curini sono illustrate dai tenui acquerelli dell'amico Comelli, che esplorano e individuano con esattezza il romanticismo dei due poeti.
Comelli dipinge con leggere velature di colore prediligendo l'acquerello, dove dominano l'azzurro e il giallo (cielo e terra), tagliato da finissime linee rette che dividono l'opera in piani di luce ed ombra e dove le atmosfere rarefatte e incantate attraggono l'occhio e lo incantano.
Le architetture delle sue città d'argilla hanno una struttura scarna e geometrica, così da diventare note fuggevoli, come le musiche di Bach.
Per la loro leggerezza questi acquerelli avrebbero voluto dipingerli Klee o Feininger (Petra, Ebla, Palmira, Zaratustra), mentre l'architettura metafisica di "Samarcanda" avrebbe suscitato l'invidia di De Chirico, con quella fontana in mezzo alla piazza, che invece di acqua sembra spruzzare note musicali.

Eraldo Di Vita

Altre opere di Fedele Boffoli sono visionabili presso: www.artepensiero.it/fedele_boffoli.htm. E-mail: info@fedeleboffoli.it
L'idirizzo e-mail di Giuliano Comelli è: g.comelli@tin.it

E-mail: info@fedeleboffoli.it